Orion, le valvole tecnologiche per l’industria petrolifera

A Trieste la storica azienda di valvole per il settore petrolifero rilanciata dalla famiglia brianzola Farina. Strategico il rafforzamento del reparto tecnico e del Flexible Manufactoring System. Il 95% del fatturato all’estero. La personalizzazione del prodotto come fattore strategico per competere sui mercati globali

DI ROBERTO TURETTA

Per molti operatori dell’industria petrolifera e petrolchimica la triestina Orion vuol dire valvole affidabili e moderne. Di proprietà della famiglia Farina dal 1996, la sua storia inizia negli anni ’50, nel difficile periodo della ricostruzione post bellica. Si parte dall’officina di manutenzione dei fratelli Dal Pozzo, che comincia a produrre valvole per la Raffineria Aquila e prende come modello la tecnologia americana. Nel 1958 la nuova realtà copre già l’intero ciclo delle valvole. A partire dagli anni Sessanta si registra un exploit, perché nel capitale aziendale entra Crane, gruppo americano tra i leader del settore che sfrutta il ciclo integrato: Orion cresce e dà lavoro a 400 persone. La crescita deve però fare i conti con la crisi petrolifera degli anni Settanta, la quale mette in ginocchio i mercati. E così Crane non vede più possibilità di business e abbandona il gruppo triestino, che deve far fronte a una pesante ristrutturazione e i dipendenti si riducono a una ventina. Nel 1985 viene acquisita dalla famiglia industriale udinese dei Bruseschi, ma la scomparsa del proprietario in quello stesso anno la fa precipitare nell’oblio. Occorre perciò l’intervento degli americani della Boney Forge (manifatture di metallo) per salvarla, i quali tentano di ricostituire un ciclo integrato di produzione fino alla valvola completa. Finché 19 anni fa viene acquisita dai Farina, industriali brianzoli con stabilimenti in tutta Italia e nel mondo che la rilanciano. Adesso Orion conta 150 dipendenti (all’interno di un gruppo di 600 complessivi) e fattura tra i 50 e i 60 milioni di euro l’anno.

«Abbiamo puntato fin da subito sulla tecnologia e sulla qualità e le certificazioni internazionali ce ne danno atto, così come i rapporti di fiducia con le maggiori compagnie petrolifere (Bp, Exxon, etc) – esordisce l’attuale Ceo di Orion, Luca Davide Farina -. Ora più che mai la ricerca di alti standard qualitativi è la principale strada da percorrere, visto che nel settore ci sono imprese straniere che riescono ad abbassare i costi di produzione. Ecco perché una delle prime novità da noi introdotte è stata di incrementare gli addetti al reparto tecnico, da due ad almeno venti. Un’altra è di applicare il Flexible Manufactoring System, sistemi di automazione che intervengono nella produzione e ne aumentano l’efficienza». I Farina comunque conoscevano già bene questo settore, per le attività che portano avanti da sempre con le altre fabbriche del gruppo. Poi c’è da sempre l’internazionalizzazione, che porta a fatturare oltre il 95 per cento della produzione all’estero. «La conoscenza delle lingue è fondamentale per tutti, anche per la manodopera visto che si devono interfacciare spesso con ispettori stranieri. Tra l’altro non abbiamo neppure il sito in italiano, non ci serve». Ma la conoscenza è strettamente collegata alla formazione. «Anche su questa puntiamo moltissimo, la facciamo fare a tutti i lavoratori e in forma continuata. Non soltanto perché la ditta deve affrontare sfide sempre nuove, ma perché qui i dipendenti passano una cospicua parte della propria vita e le giornate non devono ridursi alla semplice attesa del fine settimana».

I mercati esteri restano un riferimento imprescindibile anche nei prossimi anni. «Stiamo investendo in Russia» aggiunge Farina, al momento dell’intervista dalle parti di Dubai. Anche se forse la principale sfida per il futuro riguarda specificamente i prodotti. «Vogliamo arrivare alla sua massima “personalizzazione”. I clienti hanno esigenze diverse e diverse dovranno essere le valvole a loro destinate per forma e dimensioni, per tipologia di funzioni. Sempre ovviamente con la garanzia della massima affidabilità del prodotto che diamo, visto che il suo corretto funzionamento è indispensabile per la salute di chi ci lavora sopra e per l’ambiente. Non verrà mai a mancare inoltre la collaborazione con l’Università e con i centri di ricerca, ne abbiamo bisogno per implementare nuove tecnologie». Per Open Factory apriranno le porte dello stabilimento, organizzando visite guidate in cui verrà spiegato il business e la storia dell’azienda.

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