Berto’s, il lean thinking che aiuta a competere

iaggio all’interno delle aziende che il 29 novembre apriranno le loro porte in occasione di Open Factory, la più importante manifestazione di turismo culturale manifatturiero. Per scoprire la forza delle nostre imprese e i segreti della capacità di competere su scala globale

La loro è partita come una tipica storia del Nordest di dipendenti trasformatisi in imprenditori, ma la visione internazionale li ha portati a fare presto il salto di qualità e ad affermarsi a livello europeo. Si parla di Berto’s, realtà di Tribano che dal 1973 produce e commercia sistemi professionali di cottura, forte attualmente di un fatturato di 21,7 milioni di euro e 120 dipendenti. «Mio padre Giorgio, che prima ricopriva mansioni commerciali in una ditta analoga, decise di mettersi in proprio facendo leva sulle esperienze maturate nel settore – spiega Enrico Berto, attuale titolare e socio di maggioranza assieme al padre – abbiamo puntato subito al commercio estero, cercando l’innovazione e la qualità». E i risultati sono arrivati: l’azienda è cresciuta di anno in anno, cambiando ragione sociale nel 1983 ed espandendosi nei mercati stranieri.

Tanto che già dal decennio scorso l’estero copriva l’80 per cento del fatturato complessivo. «La conoscenza delle lingue è stata fin dagli inizi uno dei requisiti più richiesti – continua Enrico -. Con il tempo si è dato sempre più impulso a ricerca e sviluppo, tanto da creare un reparto dedicato nel nostro stabilimento principale. Da quando poi sono entrato in azienda nel 2001, prima come impiegato, poi come dirigente e infine come presidente quattro anni fa, si è puntato a una produzione stile Toyota con l’ottimizzazione dei processi produttivi, senza dimenticare l’importanza data alla capitalizzazione: tutto quella che veniva guadagnato veniva immediatamente reinvestito nella produzione, in modo da non risentire delle strette del credito come avvenuto nell’ultima crisi».

Se a fare la differenza sono stati e sono ancora soprattutto l’organizzazione dei processi di produzione (lean production) e la qualità del prodotto, è bene capire in cosa consistano precisamente. Enrico li spiega così: «Noi cerchiamo di produrre solo lo stretto necessario senza fare troppo magazzino. Alla base ci sono i concetti della Lean Production e della Lean Thinking, metodologie volte a individuare tutte le forme di spreco e a eliminarle gradualmente ma sistematicamente. Si tratta, del resto, di una forma di sostenibilità a tutto tondo, che porta benefici alla qualità e all’ambiente». Attualmente attestano questo metodo gestionale 18 linee di produzione semiautomatica e l’immissione sul mercato di 25mila pezzi di media all’anno. Poi c’è il reparto di ricerca, un laboratorio specifico che si avvale di tecnici e ingegneri e che all’occorrenza ricorre a studi e a componentistica esterni. Da qui parte l’innovazione, da cui nasce quindi la qualità, che cerchiamo di farci riconoscere attraverso le certificazioni. Far certificare quello che si produce è molto importante quando si esporta all’estero: anche se in molti paesi non è obbligatorio, resta una corsia preferenziale per farsi scegliere e apprezzare. E comunque non si può scherzare nel nostro settore: se vendo piastre o friggitrici per mense e refettori, che restano in funzione per molte ore consecutivi, devi fare qualcosa di altamente affidabile».

Per affrontare le sfide future bisogna partire proprio dalla qualità. «Bisognerà implementare nuove tecnologie, la domanda si sta spostando verso macchinari e oggetti sempre più efficienti ma pratici da usare e duraturi. Occorre, in altre parole, puntare su qualcosa di sempre più intelligente. O più “smart”, se si preferisce l’inglesismo di moda. Per questo amplieremo ulteriormente la parte dedicata all’innovazione, dedicandovi sempre più spazio e risorse al nostro interno a favore. Ovviamente dovrà crescere contestualmente l’interazione tra i vari reparti (su cui già abbiamo puntato da tempo), dovranno stare sempre di più a contatto stretto l’uno con l’altro e sapersi parlare». Del resto, quest’ultimo obiettivo figura tra i primi presupposti della Lean production. La competizione e la ristrettezza del ramo in cui operano lo impone. «In tutto in Europa movimenta un centinaio di milioni. Anche se siamo tra i primi cinque player, non vogliamo adagiarci sugli allori».

In occasione di Open Factory, domenica 29 novembre Berto’s propone itinerari di visite guidate all’interno dell’azienda e un incontro con Ludovica Leone, docente Università Bocconi e autore di “Improvvisazione e creatività. Nuove competenze di management dai grandi cuochi” (Egea). Il programma completo di Open Factory sarà disponibile nelle prossime settimane sul sito www.veneziecult.it

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