Il Porto di Venezia, la grande piattaforma logistica del Nordest

1447 ettari di aree operative portuali e industriali, 662 ettari di canali, specchi d’acqua, strade, 12 chilometri di banchine attive, raggiungibili da navi con pescaggi fino a 11.5 metri di profondità, 40 km di raccordi stradali e 135 km di raccordi ferroviari, 7 km di fibra ottica. Operativi 13.560 addetti distribuiti e 1034 aziende insediate. Questi i numeri del Porto di Venezia, la più grande piattaforma logistica al servizio dell’industria manifatturiera del Nordest (e non solo). Già investiti 525 milioni di euro per ammodernare la struttura e aumentare la capacità ricettiva

Parlare del porto di Venezia è un po’ come parlare dell’intera storia della città, visto l’indissolubile legame con il mare. Ma, sintetizzando al massimo e operando una prima distinzione tra Marghera e gli altri due scali (Marittima per i passeggeri e Fusina per i traghetti), si può partire dagli anni ’70 quando era un grande polo della petrolchimica e della metallurgia di base con oltre 33mila qui occupati. Poi nel corso del tempo è avvenuta la trasformazione in chiave logistica-portuale, con la contestuale re-industrializzazione: non più industria di base ma manifattura leggera, assemblaggi e semilavorati, più la distribuzione e il trasporto degli stessi. Porto Marghera resta comunque una delle più grandi aree europee di sempre e lo attestano i 1447 ettari di aree operative portuali e industriali e i 662 ettari di canali, specchi d’acqua, strade, ferrovie; il tutto servito da 12 chilometri di banchine attive, raggiungibili da navi con pescaggi fino a 11.5 metri di profondità e articolate in decine e decine di lotti, tutti dotati di raccordi stradali (40km) e di 135 km di raccordi ferroviari e 7 km di fibra ottica. Anche se il numero di lavoratori non eguaglia il passato, sono comunque operativi 13.560 addetti distribuiti tra le 1034 aziende qui insediate. Ma soprattutto si registra un importante aumento dei traffici nei primi nove mesi del 2015 del 18,5 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno prima, grazie alla ripresa delle rinfuse liquide (le merci liquide non imballate) e alla forte crescita delle merci in container e al general cargo.


La posizione geografica di Venezia è uno dei primi punti di forza. Resta infatti uno dei collegamenti migliori per l’Estremo Oriente e il Sudest Asiatico, aree geografiche verso cui si sta spostando la manifattura. Tra gli asset la dirigenza portuale indica inoltre l’efficienza, dopo il processo di modernizzazione delle infrastrutture per il quale sono stati investiti dal 2004 al 2014 ben 525 milioni di euro (232 milioni per l’escavo dei canali portuali e 293 per potenziare le infrastrutture sia stradali che ferroviarie) in gran parte provenienti da risorse proprie, ma anche da Stato, Unione Europea e privati con forme concordate di partnership pubblico-privato. Tra i fiori all’occhiello viene pure annoverata la prima (e unica) “autostrada fluviale italiana”: si tratta di un servizio regolare di collegamento via canale di navigazione interna tra lo scalo lagunare e Valdaro (Mantova) per merci in colli, rinfuse e per container. Se infine ci si sposta a Fusina, va ricordato che qui è in funzione il primo terminal totalmente intermodale, in altre parole la piattaforma logistica dove si incontrano e si interscambiano modalità differenti di trasporto. Quest’ultimo non solo supporta il tradizionale traffico di veicoli e passeggeri in imbarco e sbarco da navi traghetto, ma integra in modo efficiente il trasporto di container, trailer, casse mobili da nave a treno e viceversa grazie alla presenza di 4 binari di lunghezza compresa tra 590 e 700 metri; riveste pertanto un ruolo di primo piano nei commerci tra Mediterraneo ed Europa Centrale.

Le principale sfida del futuro sarà aumentare la capacità ricettiva: attualmente la profondità dei fondali permette l’attracco di navi che arrivano a 7mila teu di capacità, quando a livello globale si è competitivi nel mercato di settore se si riesce ad accoglier imbarcazioni di almeno 18mila teu e presto di 22mila. Una buona risposta potrebbe venire dal progetto di terminal Offshore, da realizzare a 8 miglia dalla costa dove i fondali sono ad almeno 20 metri, da mettere più in connessione a quattro terminal di terra; i suoi costi complessi, da finanziare attraverso accordi di partneriato pubblico e privato, sono stati calcolati in 2,1 miliardi di euro.

Quanto a Open Factory verranno aperte le porte di alcuni terminal commerciali e industriali. I visitatori saranno perciò accompagnati alla scoperta dei guinness dello scalo portuale veneziano e, assieme ai rappresentanti della Capitaneria di Porto, dei piloti, degli ormeggiatori e dei rimorchiatori del Porto di Venezia, scopriranno alcune realtà di eccellenza del porto merci.

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