Il Ricamificio: quando la tradizione incrocia i social

’ingresso delle tre figlie con passioni per la grafica, il design industriale e per l’arte, porta la famiglia Cordazzi ad innovare la tradizionale attività del ricamo personalizzato artigianale. Grazie a loro, Facebook, Twitter, Pinterest e soprattutto Instagram sono diventati una seconda vetrina e pure un modo per mantenere con costanza il rapporto con i clienti italiani e stranieri

Una volta Mirco Azeglio Coradazzi e la moglie Sabi gestivano un’occhialeria in quel di Forni di Sopra, ameno paese di montagna tra le perle delle Dolomiti friulane. Poi la crisi del settore li costrinse a chiudere e a puntare su qualcos’altro. Quel qualcos’altro venne dalla passione della moglie per il cucito e il ricamo. E dalla passione nacque, tredici anni fa, una nuova attività professionale, un ricamificio, anzi “Il Ricamificio”. Il laboratorio fu avviato a piccoli passi, grazie a una minuscola macchina da cucire e a una vetrina che attirava la gente del paese e qualche turista. Poi, con l’ingresso delle tre figlie nell’attività, forti di percorsi formativi diversi e di maggiore dimestichezza con i nuovi mezzi informatici, avvenne l’exploit. Dapprima la collaborazione con artigiani e imprese del posto, quindi in tempi più recenti con agriturismi, locali e negozi con cui organizzano iniziative trasversali per attirare visitatori. Oltre, ovviamente, a un continuo e sapiente utilizzo dei social network. Tutti fattori che hanno proiettato Il Ricamificio ben al di fuori dei confini di Forni e che ne fanno un esempio a tutto tondo di azienda familiare di successo. Anche perché in essa ne sono stati coinvolti tutti i singoli componenti, seppure con mansioni e modalità diverse: mamma e papà (il proprietario) e le tre figlie. La loro produzione adesso è sufficientemente varia e parte dagli asciugamani per comprendere bomboniere, segnalibri in feltro e copertine. «Consumiamo 250 chilometri di filo all’anno» riportano scherzosamente nel sito.

I loro sono prodotti altamente artigianali e come tali sono molto personalizzati. «Partiamo dalle richieste del cliente e trasformiamo tessuti e quadretti: c’è chi vuole disegni particolari, chi semplicemente imprimere il proprio nome o qualche scritta – spiega Sabi Coradazzi, sarta e cuore creativo del laboratorio – pertanto anche il numero di copie varia parecchio da un periodo all’altro, tranne forse per gli asciugamani che sono i pezzi che facciamo con più frequenza». A lei non sono servite scuole o corsi di formazione particolari, afferma, solo tanta passione e la sperimentazione continua da autodidatta. Ma guai a trascurare il ruolo delle figlie, Liala con la sua specializzazione in grafica, Salli che ha studiato design industriale, e Molli con alle spalle l’Accademia d’arte. Loro hanno portato i rispettivi saperi e sensibilità nella promozione ma anche nella lavorazione. Grazie a loro Facebook, Twitter, Pinterest e soprattutto Instagram sono diventati una seconda vetrina e pure un modo per mantenere con costanza il rapporto con i clienti (tra di essi non mancano neppure gli stranieri). Le tre sorelle organizzano in giro corsi di ricamo e cucito, come per tante realtà analoghe occasioni per far conoscere indirettamente e far apprezzare la propria attività. E poi spingono molto verso la collaborazione con altri imprenditori, che può avvalersi dei social media ed essere corroborata proprio dagli stessi, e che può portare a interessanti proposte ibride come laboratori di creatività con degustazioni finali di prodotti tipici.

Seppure con i piedi per terra, nell’orizzonte de Il Ricamificio c’è il desiderio di ingrandirsi. Un importante supporto lo possono fornire le fiere. Da tre anni ne partecipano già a uno di importante a Milano, “Artigianato in Fiera”. Ma, sempre nel capoluogo lombardo, c’è la manifestazione Homi in programma a gennaio e febbraio prossimi a cui guardano con interesse. «Sarebbe bello e proficuo potervi partecipare – continua la signora Sabi –. Una crescita nel settore ci porterebbe ad assumere nuovo personale». Senza dimenticare le potenzialità del web, specialmente adesso che è stato rinnovato il sito e che le figlie sono intenzionate a dare sempre più spazio al blog. In questi ultimi giorni i pensieri intanto sono comunque rivolti a Open Factory, per la quale la famiglia Coradazzi prevede dimostrazioni su come si realizzano i “Beauty”, piccoli beauty case in stoffa che vanno per la maggiore.

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